CARLOS CASTANEDA E FOSFENISMO
CASTANEDA
Carlos Castaneda, giovane etnologo dell’università della California, voleva dedicare la sua tesi alle piante allucinogene del Messico. E’ durante un viaggio in questo paese che incontra Don Juan, un vecchio stregone yaqui, che comincia ad iniziarlo alla tradizione tolteca. Castaneda racconta questa iniziazione in una serie di libri molto popolari, sorpassando largamente il quadro accademico dell’etnologia. Nel corso di queste opere Castaneda menziona diversi esercizi che gli sono stati insegnati dal suo maestro, e che ha in seguito raggruppato in un metodo che ha chiamato «tensegrità». In questa breve analisi, vi proponiamo di interpretare uno di questi esercizi alla luce delle scoperte del Dr LEFEBURE sulla fisiologia cerebrale.
Ne Il Secondo Anello del Potere, pubblicato per la prima volta nel 1977, Castaneda descrive un esercizio che pratica con altri iniziati (la Gorda, Lidia, Rosa e Josefina), come è stato loro insegnato dal loro maestro, il Nagual Don Juan.
«Lei (la Gorda) posò la mano sul mio quaderno di appunti e mi disse che avevamo davanti a noi una giornata terribilmente carica: ci occorreva immagazzinare dell’energia per reggere il colpo. Dovevamo quindi alimentarci di energia con la luce del sole. Mi disse che, date le circostanze, dovevamo prendere la luce del sole con l’occhio sinistro. Cominciò a muovere la testa da un lato all’altro mentre guardava direttamente il sole attraverso gli occhi semi-chiusi.
Un attimo più tardi, Lidia, Rosa e Josefina si unirono a noi. Lidia si sedette alla mia destra. Josefina prese posto a suo fianco, mentre Rosa si sedette a lato della Gorda. Tutti avevamo la schiena appoggiata contro dei pali. Io ero in mezzo alla fila.
Era una bella giornata. Il sole era proprio al di sopra della catena di montagne in lontananza. Si guardavano l’un l’altra per muovere la testa in perfetto sincronismo. Mi aggiunsi a loro ed ebbi la sensazione di aver anch’io sincronizzato il mio movimento con il loro. Continuarono così per circa un minuto, poi si fermarono.
Tutte quante indossavano dei cappelli di cui utilizzavano la tesa per proteggersi il viso dal sole quando non tuffavano gli occhi nella sua luce. La Gorda mi aveva fatto mettere il mio vecchio cappello.
Restammo così per circa mezz’ora. In quell’occasione ripetemmo l’esercizio un numero incalcolabile di volte. Avevo l’intenzione di fare un trattino sul mio bloc-notes per ciascuna volta, ma la Gorda, nel modo più naturale del mondo, spinse il quadernetto fuori della mia portata.»
Questo esercizio descritto da Castaneda è molto simile all’esercizio di dondolamento laterale insegnato dal Dr LEFEBURE. La differenza principale sta nel fatto che Castaneda e gli altri iniziati di Don Juan fissano il sole con l’occhio sinistro, ma torneremo su questo punto un po’ più avanti.
La fissazione di una sorgente luminosa sufficientemente potente genera la produzione di un fosfene. I fosfeni sono le macchie di colore cangiante che si percepiscono con gli occhi chiusi dopo aver fissato brevemente una sorgente di luce. Corrispondono a ciò che gli oftalmologi chiamano immagini di persistenza retinica o post-immagini. I fosfeni non sono dovuti semplicemente ad un lavoro della retina, ma (come ha dimostrato il Dr LEFEBURE) sono in effetti una energia che emana dal cervello. E’ grazie allo studio dei fosfeni che il Dr LEFEBURE è riuscito a mettere a punto un insieme di tecniche che permettono uno sviluppo efficace dell’energia personale.
Nel 1934, all’età di 18 anni, Francis LEFEBURE, come Castaneda, è stato iniziato da un maestro: Arthème Galip (un diplomatico ucraino), che ha innescato con l’imposizione delle mani tutta una serie di potenti fenomeni che il Dr LEFEBURE riporta in «Esperienze Iniziatiche», volumi da 1 a 3. Parallelamente a questa trasmissione di energia, Galip ha insegnato a Francis LEFEBURE una serie di esercizi mirati, con la loro pratica, a mantenere la forza trasmessa con l’imposizione delle mani. Questi esercizi si collocano nell’ambito di una tradizione zoroastriana, insegnata a Galip durante un soggiorno in un tempio di questa obbedienza. Queste tecniche comportano in particolare degli esercizi di dondolamento della testa. Sfortunatamente il modo operativo raccomandato da Galip non aveva soltanto degli aspetti benefici. Il modo di praticare i dondolamenti insegnato da Galip era abbastanza sbagliato da innescare degli effetti indesiderabili, creando così un paradosso tra gli effetti benefici della sua imposizione delle mani e gli effetti negativi degli esercizi che insegnava.
E’ solo nel 1959, in occasione del suo incontro con Pak Subuh, un mistico indonesiano, che il Dr LEFEBURE fece una scoperta cruciale, che gli permise di capire in maniera scientifica gli effetti dei diversi modi di dondolare la testa. Chiamò questa scoperta l’EFFETTO SUBUD.
Estratto de L’esplorazione del cervello attraverso le oscillazioni dei fosfeni doppi:
«In occasione del passaggio in Francia dell’Indonesiano Pak Subuh, abbiamo studiato i movimenti della testa che egli pratica e che sappiamo appartenere ad una vecchia tradizione giavanese. Questi esercizi assomigliano moltissimo alle tecniche iniziatiche zoroastriane di cui abbiamo avuto conoscenza attraverso il nostro maestro Arthème Galip; essi differiscono tuttavia in qualche sfumatura. Nessun dubbio che i movimenti della testa, praticati assiduamente, agiscano sulla massa cerebrale e, di conseguenza, sullo stato di coscienza del soggetto. Ma, tra tutte le varianti tradizionali, quali sono favorevoli? Se due modalità permettono di ottenere dei buoni risultati, che differenze ci sono tra questi risultati? Come avere una conoscenza relativamente oggettiva dell’azione di ciascuno, dal momento che l’elettroencefalogramma esige un’immobilità completa? Avevamo già fatto degli elettroencefalo-grammi prima e dopo i dondolamenti, e conoscevamo il loro effetto riparatore sul cervello, effetto paragonabile a quello del sonno. Ma come sapere, con più precisione di quella ottenibile dalla sola osservazione del pensiero, che cosa succede durante i dondolamenti?
Tali erano a quell’epoca le domande che ancora una volta ci ponevamo.
Per risolverle, abbiamo allora avuto l’idea di utilizzare i fosfeni. Avevamo già studiato la loro riattivazione con l’attenzione, e anche certi loro legami con l’immaginazione. Abbiamo pensato di ricercare l’azione che potevano avere su di essi i movimenti della testa.
Abbiamo scoperto subito un fenomeno assolutamente stupefacente e certamente imprevedibile; a nostra conoscenza, non è ancora mai stato segnalato da nessun autore, anche se persino un bambino avrebbe potuto scoprirlo giocando.
Da una distanza di due metri, guardiamo per un minuto una lampada ordinaria, poi spegniamola e restiamo al buio. Aspettiamo la fine della fase di latenza e dello stadio confuso. Quando il fosfene è formato, dondoliamo la testa ad una velocità media: vediamo il fosfene che si dondola alla stessa velocità della testa.
Ricominciamo l’esperienza ma, questa volta, dondoliamo la testa molto rapidamente: IL FOSFENE SEMBRA RIMANERE FISSO SULL’ASSE MEDIANO DEL CORPO. Dondoliamo ora la testa molto lentamente: il fosfene sembra oscillare un po’, MA MENO DEL CORPO.
Così, esiste un ritmo, e uno solo, che favorisce le associazioni delle sensazioni – o almeno le permette – mentre gli altri ritmi stroncano o diminuiscono queste associazioni. Questa opposizione inattesa tra gli spostamenti dei fosfeni a seconda che il ritmo dei movimenti della testa sia medio o rapido, l’abbiamo chiamata EFFETTO SUBUD, in ricordo delle circostanze della sua scoperta.
L’effetto Subud è la dissociazione tra i movimenti della testa e i movimenti del fosfene quando i movimenti della testa sono rapidi.
Questo solo fatto possiede già di per sé una portata neurologica e pedagogica considerevole. Apre la porta ad una nuova branca della conoscenza umana: la neuro-pedagogia.»
Questa scoperta diede al Dr LEFEBURE l’idea di studiare che cosa succede se si produce un fosfene in ciascun occhio separatamente. Per fare questo il Dr LEFEBURE mise a punto il seguente apparecchio: con gli occhi separati da un separatore di campo visivo (basta una semplice placca di cartone), si utilizzano due lampade, accese alternativamente ad un ritmo di due secondi per lato, per produrre un fosfene doppio, cioè un fosfene in ciascun occhio. I fosfeni così prodotti appaiono in modo alternato, con una durata media di sei secondi a destra, poi di sei secondi a sinistra, e così via per venti o trenta volte. Questa alternanza dei fosfeni doppi è dovuta ad un lavoro ritmico dell’encefalo, e più precisamente ad un’alternanza del lavoro degli emisferi cerebrali.
Praticando questa esperienza in diversi momenti della giornata, il Dr LEFEBURE si rese conto che la sua propria alternanza cerebrale era molto più regolare al mattino al risveglio, dopo una buona notte di sonno, piuttosto che la sera dopo una giornata di lavoro. La sua conclusione fu che certe condizioni migliorano l’alternanza cerebrale, mentre altre la rendono meno regolare. Poiché un’alternanza cerebrale regolare è segno di un buono stato del cervello, il Dr LEFEBURE enunciò una nuova legge di fisiologia cerebrale: «Tutto ciò che facilita l’alternanza cerebrale migliora il lavoro intellettuale e tutto ciò che migliora il lavoro intellettuale facilita l’alternanza cerebrale ». L’applicazione di questa legge sfociò nella messa a punto di una tecnica di esplorazione cerebrale rivoluzionaria: la cervoscopia.
Ad un livello puramente medico, la cervoscopia permette di misurare con precisione l’impatto sul cervello di diversi parametri: attività fisiche, regimi alimentari o trattamenti farmacologici, ad esempio. Nello stesso modo, la cervoscopia permette di analizzare gli effetti sul cervello degli esercizi iniziatici e delle loro diverse varianti. Passati così al vaglio della cervoscopia, gli esercizi iniziatici perdono il loro empirismo e possono quindi essere migliorati scientificamente. Questa conoscenza ha permesso al Dr LEFEBURE di affinare e di correggere gli esercizi che gli erano stati insegnati da Galip, così come altri improntati a diverse tradizioni, sfociando nella creazione di uno yoga scientificamente migliorato: il Fosfenismo.
Si ritrovano degli esercizi di dondolamento della testa in un gran numero di tradizioni ovunque nel mondo, attestando così l’universalità di questa pratica. La tradizione yaqui descritta da Castaneda, anch’essa include degli esercizi di dondolamento della testa, e ciò con l’obiettivo di accumulare energia o potere personale. Proprio come il Fosfenismo, la tradizione yaqui unisce i dondolamenti della testa alla fissazione di sorgenti luminose. Nel corso delle sue ricerche il Dr LEFEBURE ha provato che è il mantenimento del ritmo del pensiero associato al fosfene che produce questa energia. La relazione tra ritmo e luce è misteriosa, e lo studio dei fosfeni realizzato dal Dr LEFEBURE permette di chiarire questa relazione.
Estratto da Fosfenismo, la spiegazione scientifica dell’origine delle religioni:
«Riti religiosi e ritmi dei fosfeni:
Quando si osserva un fosfene, si ha l’impressione che esso presenti una agitazione disordinata. Ma in qualche modo è possibile fare una dissezione del fosfene e mettere così in evidenza, separatamente, più ritmi molto regolari le cui interferenze danno di primo acchito un’impressione di disordine.
Lo studio dei ritmi dei fosfeni ha una grande importanza per capire il loro rapporto con i riti religiosi. Se si pensa nello stesso tempo in cui si osserva un fosfene, il pensiero tende ad assumere i ritmi naturali del fosfene, anche se si ha, al contrario, l’impressione soggettiva che sia il fosfene ad adattarsi al ritmo del pensiero.
Si capisce perché la preghiera con la fissazione del sole è stata all’origine di tutti i riti religiosi. Il ritmo del co-fosfene solare induce in effetti quello della preghiera, e l’insieme genera nel corpo delle correnti di energia che si esteriorizzano con delle danze e delle posture.»
Tutti i riti religiosi hanno quindi come origine la preghiera associata al fosfene e non è dunque stupefacente che culture completamente separate sotto il profilo geografico e temporale siano arrivate a risultati estremamente vicini.
L’empirismo, indissociabile dalle pratiche tradizionali, introduce delle varianti che sono delle imprecisioni piuttosto che delle vere differenze di fondo. Le differenze di clima, di regime alimentare o di necessità primarie possono dare un «colore locale» alle pratiche. La produzione di un fosfene con l’occhio sinistro soltanto non sfugge a questa regola e corrisponde ad una volontà particolare degli stregoni yaqui. In effetti ai nostri giorni conosciamo le differenze funzionali degli emisferi cerebrali, che possono essere riassunte nella seguente tabella:
EMISFERO SINISTROV
Verbale: utilizza delle parole
Analitico: dialettica
Rational: mathematical deduction
Temporale: utilizza lo spazio e il tempo
Logico: ragionamento
EMISFERO DESTRO
Non verbale: coscienza delle cose
Sintetico: lavora simultaneamente
Non razionale: speculativo, astratto
Atemporale: utopico, immaginario
Intuitivo e globale: sogni ed emozioni, artistico, musicale e creativo.
Come traspare dalla tabella qui sopra, l’emisfero destro è la sede del pensiero artistico e creativo, ma è anche l’emisfero delle esperienze iniziatiche. Inoltre, la parte destra del corpo corrisponde all’emisfero sinistro, mentre la parte destra del corpo corrisponde all’emisfero destro (quindi l’occhio sinistro è legato all’emisfero destro e viceversa). Producendo dei fosfeni con l’occhio sinistro, gli stregoni yaqui cercano di scatenare degli effetti molto particolari stimolando il cervello destro. Possiamo applicare agli emisferi cerebrali il concetto di tonal e di nagual di Castaneda (tonal = mondo materiale / nagual = mondo spirituale).
L’emisfero destro è dunque quello di nagual, mentre il sinistro è l’emisfero del tonal. E’ la parte sinistra che si appropria del tonal, mentre è la parte destra che si appropria del nagual. Guardando il sole con l’occhio sinistro si stimola l’emisfero destro e, di conseguenza, la relazione con il mondo spirituale o nagual. Si capisce facilmente l’interesse di questa pratica per uno stregone yaqui.
L’interesse del dondolamento laterale è che esso provoca delle sincronizzazioni trasversali, cioè tra gli emisferi cerebrali. In Espansione cerebrale attraverso l’audizione alternata, il Dr LEFEBURE spiega come l’audizione alternata produce gli stessi effetti. L’audizione alternata è un corollario della cervoscopia. In effetti se l’alternanza cerebrale può essere disturbata da diverse influenze, essa può anche esserne migliorata da altre.
Il principio dell’audizione alternata consiste nell’ascoltare un suono di volta in volta nell’orecchio destro e poi nell’orecchio sinistro, con l’ausilio di una cuffia stereo. Tale processo ristabilisce l’alternanza cerebrale e crea delle sincronizzazioni trasversali esattamente opposte alle sincronizzazioni verticali, responsabili delle crisi di epilessia. A partire da questo principio il Dr LEFEBURE ha sviluppato un apparecchio neuro-sincronizzatore ad audizione alternata: l’Alternofono.
Estratto da cerebrale attraverso l’audizione alternata:
«Ciascuna delle nostre cellule cerebrali è sede di una pulsazione elettrica che può essere individuata con dei microelettrodi. Di solito queste oscillazioni non sono sincrone (cioè esse non sono al loro massimo e al loro minimo simultaneamente).
Consideriamo l’estremità delle cellule nervose situate sulla corteccia cerebrale. Poiché le loro oscillazioni non sono simultanee in un dato istante, la corteccia è un mosaico di poli positivi e di poli negativi che all’incirca si equilibrano. La tensione neuro-elettrica superficiale è molto debole, come conferma l’elettro-encefalogramma.
Sappiamo che esistono delle «crisi di sincronizzazione cerebrale»: dei gruppi più o meno importanti di cellule nervose cominciano a battere simultaneamente. Tutti i poli positivi si trovano sullo stesso lato nello stesso momento. L’elettro-encefalogramma rileva allora delle «tempeste elettriche» sulla superficie del cervello. Nel paziente questo si traduce in crisi di epilessia o in fenomeni della stessa famiglia.
Persino la collera, o il più leggero nervosismo, fanno parte della stessa categoria: fenomeni nel corso dei quali si producono delle sincronizzazioni nervose, come prova il fatto che parecchi gruppi muscolari si contraggono nello stesso tempo. In tutti i fenomeni di questo tipo, una zona più o meno estesa della corteccia si trova con la stessa polarità nello stesso momento; le estremità corrispondenti, muscoli e organi di senso, sono invece di polarità opposta.
L’oscillazione avviene dunque nel senso longitudinale dell’essere vivente, ovvero per l’uomo nel senso dell’altezza. Possiamo quindi chiamare questa modalità patologica di sincronizzazione la sincronizzazione longitudinale.
Possiamo provocare sperimentalmente tali crisi di sincronizzazione longitudinale. Ad esempio, degli illuminamenti intermittenti simultanei possono provocare, a certe frequenze, delle crisi convulsive nel topo, così come in certi umani predisposti.
Se invece di produrre queste eccitazioni sensoriali simultaneamente le produciamo in modo alternato a destra e a sinistra, creeremo lo stesso delle sincronizzazioni tra certi gruppi di neuroni, ma in questo caso i due emisferi, anziché essere della stessa polarità, saranno di polarità opposta. In questo modo l’oscillazione avverrà tra l’emisfero sinistro e l’emisfero destro invece di prodursi tra la corteccia e il muscolo. LA SINCRONIZZAZIONE SARA’ DUNQUE TRASVERSALE INVECE DI ESSERE VERTICALE.
Inoltre è evidente che a certi ritmi alternati si produrrà una risonanza con i tempi di oscillazione propri del cervello, il che aumenterà le possibilità di un’azione potente. Ma con tutta evidenza, DURANTE LA SINCRONIZZAZIONE TRASVERSALE, LA SOVRATENSIONE NEURO-ELETTRICA RISULTANTE DA QUESTA SINCRONIZZAZIONE RIMANE NELL’ORGANO DELLA COSCIENZA OVE PUO’ ESSERE UTILIZZATA PER QUALUNQUE FINE DESIDERATO.
La «crisi di rilassamento» rimpiazza qui la crisi convulsiva, poiché l’energia, invece di essere proiettata verso i muscoli, si condensa nel cervello. Questa energia di sincronizzazione si forma sulla trasversale auditiva. Ma da lì si diffonde ad altre zone del cervello, proprio come un conduttore che sopporta una sovratensione lascia sfuggire delle scintille. La prova di questa diffusione nel corso dell’audizione alternata è fornita dall’intensificazione del caos visivo (o immagini residue: sono le brevissime scintille e le piccole macchie molto pallide che vediamo danzare davanti agli occhi al buio) che molto spesso sopraggiunge dopo circa mezz’ora dall’inizio dell’esperienza. Quando questi missili di forza penetrano in differenti zone del cervello, vi provocano una crisi di iperfunzione, e di conseguenza di super-coscienza, visto che il cervello è l’organo della coscienza.
Questa spiegazione rende evidente che il soggetto deve prima di tutto abbandonarsi al ritmo alternato del suono, evitando di far funzionare il cervello come d’abitudine, cosa che potrebbe soltanto distruggere le sincronizzazioni che si stanno avviando. Verso la fine della seduta, avrà a disposizione un’energia supplementare che potrà allora dirigere su un’idea, determinata prima dell’esperienza. La sua volontà avrà quindi il ruolo di dirigere l’energia di sincronizzazione trasversale creata durante la fase passiva. Ad esempio, fissando il pensiero su un problema da risolvere la sovratensione neuro-elettrica, che ha avuto il tempo di formarsi durante il periodo di abbandono al suono alternato, viene proiettata nel meccanismo cerebrale responsabile della ricerca della soluzione.»
Il dondolamento laterale crea dunque un’energia supplementare nella massa cerebrale che la volontà dell’individuo può dirigere nella direzione desiderata.
L’esercizio praticato da Castaneda e dagli iniziati di Don Juan ha lo stesso scopo: acquisire un’energia supplementare per effettuare un lavoro particolare (in quel caso un lavoro magico).
L’esercizio di dondolamento laterale, come è descritto da Castaneda, ha almeno un altro punto comune con la versione stabilita dal Dr LEFEBURE: la regolarità del ritmo. In effetti Castaneda sembra considerare una cosa benefica che tutti i membri del gruppo pratichino i dondolamenti in modo sincrono. Ancora una volta le scoperte del Dr LEFEBURE potranno aiutarci a capire scientificamente l’interesse di una tale pratica.
Questo schema, che si trova nell’opera del Dr LEFEBURE: Espansione cerebrale attraverso l’audizione alternata, chiarisce abilmente gli effetti di una pratica di dondolamento in gruppo in maniera sincronizzata.
La precisione del ritmo darà molta più efficacia a questa pratica; ecco perché il Dr LEFEBURE raccomanda l’utilizzo di un metronomo per la pratica di tutti gli esercizi di pensiero ritmato. In quest’ottica, ha creato il Mantratron, una specie di metronomo specializzato per gli esercizi iniziatici, che migliora in modo significativo la pratica dei dondolamenti o di qualunque altro esercizio di pensiero ritmato (respirazione, mantra, etc.).
Un altro punto interessante del racconto di Castaneda risiede nell’utilizzo dei cappelli a larga tesa. In effetti, la fissazione del sole non deve essere continua, ma deve essere alternata a periodi di interiorizzazione con gli occhi chiusi. Indossare un cappello o utilizzare una mascherina oculare permette di creare delle condizioni di oscurità favorevoli all’interiorizzazione. L’utilizzo dei copricapo da parte degli iniziati di Don Juan non è soltanto destinato a proteggere il viso dal potente sole messicano, ma permette di creare le condizioni necessarie all’interiorizzazione e all’osservazione del fosfene.
Per concludere questo studio, ci piace sollevare un punto che sarà, speriamo, particolarmente utile a coloro che vorranno lanciarsi sulle tracce di Carlos Castaneda.
Ne Il secondo anello del potere, Castaneda scambia delle informazioni con gli hermanitas (gli iniziati di Don Juan) a proposito delle piante del potere, o piante psicotrope. Insieme, confrontano le loro esperienze su questo argomento:
«La Gorda spiegò che le piante del potere erano utilizzate soltanto da stregoni del passato, maestri nella loro arte. Queste piante erano una cosa talmente potente che per poter essere manipolate correttamente necessitavano dell’attenzione più impeccabile da parte dello stregone.
Ci voleva tutta una vita per addestrare la propria attenzione al grado necessario. La Gorda aggiunse che le persone complete non avevano bisogno delle piante del potere, e che né le piccole sorelle né i Genaros le avevano mai prese: tuttavia, più avanti, quando avessero perfezionato la loro arte di sognatori, le avrebbero utilizzate per ottenere la spinta definitiva e totale, una spinta di una tale ampiezza che avrebbe superato la nostra comprensione…
…Riflettei un istante sulla questione. L’effetto delle piante psicotrope era stato terrificante per me. Sembravano raggiungere in me un vasto serbatoio ed estrarne un mondo totale. Il loro inconveniente era il tributo che avevano fatto pagare al mio benessere fisico, e l’impossibilità di controllare i loro effetti. Il mondo nel quale mi immergevano era ribelle e caotico. Mancavo della padronanza – del potere secondo i termini di Don Juan – necessaria per fare uso di un mondo come quello. Ma se fossi riuscito a dominarlo, le possibilità sarebbero state stupefacenti per lo spirito…
(…) E questo mi porta alla cosa che il Nagual mi ha chiesto di dirvi. Mi ha detto che a causa del vostro vuoto, aveva dovuto raccogliere la vostra attenzione seconda – la vostra attenzione del nagual – in un modo diverso dal nostro. Noi abbiamo raccolto questa attenzione attraverso il sogno; e voi, voi l’avete fatto con le sue piante del potere.
Il Nagual mi ha detto che le sue piante del potere hanno raccolto il lato minaccioso della vostra attenzione seconda in un solo blocco, ed è questa la forma che esce dalla vostra testa.
Ha detto che è quello che succede agli stregoni quando si danno loro le piante del potere. Se non muoiono, le piante del potere distorcono la loro attenzione seconda in questa forma terrificante che esce dalla loro testa.
Adesso, veniamo a quello che voleva che voi faceste. Mi ha detto che ormai dovreste cambiare direzione e cominciare a raccogliere la vostra attenzione seconda in un altro modo, più simile al nostro.
Non dovete continuare sul sentiero della conoscenza senza aver equilibrato la vostra attenzione seconda.
Fino a questo momento la vostra attenzione di questa natura ha cavalcato il potere del Nagual, ma ora siete soli. Ecco quello che voleva che vi dicessi.
– Ma come equilibrare la mia attenzione seconda?
– Bisogna che facciate dei sogni, proprio come facciamo noi. Il sogno è il solo modo di raccogliere l’attenzione seconda senza ferirla, senza renderla minacciosa e terribile.
La vostra attenzione seconda è attualmente fissata sul lato terrificante del mondo; la nostra lo è sulla bellezza del mondo. Bisogna che cambiate direzione e veniate con noi. E’ questo che avete scelto la notte scorsa quando avete deciso di venire con noi»
Parecchi punti di questo racconto richiedono una spiegazione: con «vuoto» e «completo» Castaneda si riferisce ad uno stato energetico dell’essere umano. Lo stato «vuoto» si presenta sotto forma di un buco nella «luminosità» (o aura) della persona.
Secondo Castaneda, parecchi fattori possono rendere vuota una persona. Gli occidentali, tagliati fuori dal mondo dell’energia, hanno tutte le possibilità di essere vuoti una volta raggiunta l’età adulta.
Sarà dunque particolarmente difficile per loro, addirittura impossibile, movimentare quello che Castaneda chiama «punto di unione», cioè cambiare di livello di coscienza. E’ l’utilizzo delle piante del potere che, in un primo tempo, permetterà a Don Juan di spostare il «punto di unione» di Carlos Castaneda, facendolo entrare in contatto con la sua «attenzione seconda», ovvero facendolo penetrare nei mondi invisibili del nagual, o piani spirituali.
Senza questa manipolazione Castaneda, in quanto occidentale, non avrebbe neanche potuto sospettare l’esistenza di questi piani di coscienza. Nondimeno, l’utilizzo delle piante del potere presenta parecchi inconvenienti importanti: il loro effetto negativo sul benessere del corpo fisico, l’impossibilità di controllarne gli effetti, e il fatto che esse raccolgono il lato minaccioso «dell’attenzione seconda», fissandola così sul lato selvaggio e terribile del mondo, mentre «l’arte del sogno» la fissa sulla sua bellezza.
Tutti gli occidentali che hanno utilizzato le piante psicotrope capiranno il problema sollevato da Castaneda.
«L’arte del sogno» è la definizione yaqui dello sdoppiamento o viaggio astrale. Don Juan raccomanda questo metodo per raccogliere l’attenzione seconda senza ferirla. Nondimeno, come fare se è impossibile per la persona praticare «l’arte del sogno» o sdoppiamento astrale?
In effetti gli ingranaggi del corpo energetico dell’occidentale, atrofizzati da anni di negligenza, oppure feriti dall’abuso di alcol, sono completamente bloccati, con il risultato di una impossibilità a spostare il proprio punto di unione senza l’aiuto, potente ma traumatico, delle piante del potere. Fortunatamente i lavori del Dr LEFEBURE ci propongono un’alternativa all’uso di queste piante.
I mantra rapidi o esercizi di pensiero al sesto di secondo, soprattutto quando sono praticati in gruppo, possono facilmente rimpiazzare le piante del potere e produrre degli effetti rapidi e intensi. Il ritmo di sei pulsazioni al secondo, particolarmente portante, è uno dei ritmi principali del fosfene, ed è il ritmo del tremito del muscolo quando è contratto. Il Dr LEFEBURE lo descrive così:
«Il tremito al sesto di secondo è a volte visibile quando si fissa il sole, che sembra allora tremare. L’interesse principale di questo ritmo è dovuto al fatto che esso è suscettibile di entrare in risonanza con le oscillazioni elettriche dei muscoli che sono allo stesso ritmo. Genera allora dei fenomeni interiori di una fantastica bellezza».
Ne Lo sviluppo dei poteri sopranormalidello spirito attraverso il pensiero al sesto di secondo, il Dr LEFEBURE descrive gli effetti di questo ritmo sulla coscienza, ma è Daniel STIENNON che ha sviluppato la modalità operativa di questa tecnica dopo un incontro astrale con il Maestro UESHIBA Morirei, l’inventore dell’aikido.
Questo modo di applicare i mantra rapidi proviene dalla tradizione giapponese Go-Shinto, ovvero dall’ermetismo Shinto.
Essa si chiama “furitama furibondo” (scuotere l’anima), e consiste nel far vibrare i muscoli delle braccia protendendole verso il suolo, con le mani giunte e in piedi.
La vibrazione muscolare così prodotta serve come supporto alla vibrazione energetica del corpo sottile, proiettando letteralmente la coscienza nei piani superiori.
In gruppo, la modalità operativa consiste nel collocare degli induttori in cerchio intorno ad un soggetto ricettore, di preferenza sdraiato al centro del cerchio.
Questa pratica è stata parecchie volte affrontata durante gli stage organizzati dalla Scuola del Dottor LEFEBURE, a volte con più di un centinaio di partecipant.
La pratica di questa tecnica sostituisce vantaggiosamente l’utilizzo delle piante del potere e costituisce, per l’occidentale, un modo rapido e sicuro di accedere allo sdoppiamento astrale o “arte del sogno”.
Una volta movimentato in questo modo il “punto di unione” (la coscienza), sarà molto più semplice per l’individuo rinnovare questo genere di esperienza, con l’ausilio di semplici esercizi di contemplazione o di armonizzazione con le energie della natura e del cosmo.
Nota di Daniel STIENNON
Posso affermare che non ho mai preso il minimo allucinogeno sotto qualsivoglia forma, eppure le mie esperienze farebbero impallidire d’invidia più di uno yogi…
In compenso ho osservato su alcuni praticanti che l’effetto degli allucinogeni li priva di certe forme di esperienze e li trattiene in piani di coscienza poco propizi a delle vere investigazioni metafisiche.
ATTENZIONE: LE FISSAZIONI DEL SOLE NON DEVONO MAI SUPERARE UNO O DUE SECONDI.
Per maggiori informazioni sull’utilizzo del fosfene solare, fate riferimento al libro del Dr LEFEBURE: Il Mixaggio Fosfenico in pedagogia.